Le emozioni arrivano da fuori, da un altro, da un’esperienza con gli altri, ma si provano dentro. Ci scopriamo passivi e impotenti al loro irrompere; è come in quel famoso detto: “Al cuor non si comanda!”. Tutto comincia così con qualcosa o qualcuno che ti raggiunge, ti colpisce, ti provoca. Tutto accade all’improvviso e non possiamo farci niente. Il corpo non resiste, QUALCOSA ESPLODE DAL CENTRO DEL PETTO.
I battiti aumentano di velocità o rallentano fino quasi a fermarsi e ogni volta è un’emozione differente da imparare a riconoscere, nominare e gestire. Il “BATTICUORE” NON SMETTE MAI – per fortuna – ma noi impariamo ad averne sempre meno paura, soprattutto nella condivisione con altri!
Quando non abbiamo paura di ciò che proviamo, di dargli un nome, di poterlo condividere e di viverlo con altri, allora ci sentiamo forti per affrontare il mondo. VIVIAMO NUOVE AVVENTURE E NUOVE EMOZIONI. Dalla gamba della mamma ci stacchiamo e corriamo – titubanti o intraprendenti – verso ciò e chi non conosciamo. E diventiamo grandi, scopriamo cose nuove di noi e lasciamo un segno nel mondo.
Il passaggio è DA UN BATTICUORE CHE NON CONOSCIAMO A UN BATTICUORE CHE È NOSTRO e che portiamo agli altri e al mondo. Braccia aperte e non conserte, sguardo alto e non all’ombelico come atteggiamento buono per vivere nel mondo e per affidare a Dio il nostro Batticuore e poter così pregare: “Gioia piena alla tua presenza” (Sal 16,11).